Emily Dickinson
L’ho sempre amata e sempre mi sono sentito in confidenza con lei - fin da quando, ragazzo, uscivo dal Liceo Ginnasio di Stato “Scipione Maffei”, che vivevo come un incubo, e trovavo ristoro a pochi passi da lì (e anche da dove abito adesso): nella libreria di Alfredo Bonazzi in Piazza delle Erbe, ai piedi della Torre dei Lamberti. Il signor Bonazzi mi lasciava scartabellare ovunque e mi suggeriva spesso i libri da sfogliare, raccomandandomi solo di non sgualcire le pagine: l’Antologia di Spoon River, le poesie di Garcia Lorca tradotte da Claudio Rendina, Borges e altri volumi della Newton Compton, della BUR o della Mondadori che non ricordo; e poi gli Inni alla notte e i Frammenti di Novalis, Iperione di Hölderlin... quando mi parlava di poesia (per lui, la poesia aveva voluto dire il riscatto dalla miseria, dalla delinquenza e dal carcere: ergastolano, era stato graziato dal Presidente della Repubblica per meriti culturali), vedeva che pendevo dalle sue labbra, anche perché ne parlava come di qualcosa di vivo, di vivificante. Un giorno, mi diede un tascabile della collana Newton Compton: me lo regalò assieme a un suo libro, L’ergastolo azzurro. Di lì a poco, chiuse la libreria e si trasferì in un’altra città. Il tascabile era un’antologia di Emily Dickinson: “Ti aiuterà”, mi disse; “con me, l’ha fatto”.
Fu così: l’amai d’istinto, immediatamente e senza condizioni; riuscivo a leggerla e a rileggerla anche sotto il banco durante le ore di lezione (ero sempre in primo banco, chissà perché...) la tenevo nascosta sotto il sellino della mia Vespa 50 bianca, al sicuro da sguardi indiscreti assieme a Novalis, Borges e Garcia Lorca (la cui compatibilità con l’educazione cattolica sarebbe stata oggetto di indagine e di sicura condanna se avessi posato uno di questi libri sulla testiera del mio letto: già Il dottor Zivago mi era stato sequestrato in quando “esaltazione dell’adulterio in un mondo senza Dio”). Spesso, d’estate, salivo sulle colline intorno a Verona percorrendo la strada delle Torricelle e la leggevo osservando la città dall’alto, dal piazzale del Castello di Re Teodorico, su una panca di marmo, oppure ai piedi di un albero, in luoghi più solitari ma poco lontani.
A lei ho dedicato tre lavori. In ordine di apparizione:
Fu così: l’amai d’istinto, immediatamente e senza condizioni; riuscivo a leggerla e a rileggerla anche sotto il banco durante le ore di lezione (ero sempre in primo banco, chissà perché...) la tenevo nascosta sotto il sellino della mia Vespa 50 bianca, al sicuro da sguardi indiscreti assieme a Novalis, Borges e Garcia Lorca (la cui compatibilità con l’educazione cattolica sarebbe stata oggetto di indagine e di sicura condanna se avessi posato uno di questi libri sulla testiera del mio letto: già Il dottor Zivago mi era stato sequestrato in quando “esaltazione dell’adulterio in un mondo senza Dio”). Spesso, d’estate, salivo sulle colline intorno a Verona percorrendo la strada delle Torricelle e la leggevo osservando la città dall’alto, dal piazzale del Castello di Re Teodorico, su una panca di marmo, oppure ai piedi di un albero, in luoghi più solitari ma poco lontani.
A lei ho dedicato tre lavori. In ordine di apparizione:
EMILY DICKINSON: LA PIÙ PICCOLA ERO IO
Un racconto e 11 lieder tra musica poesia e teatro
Narrazione, scelta e rielaborazione metrica di Lorenzo Gobbi
Musiche di Diego e Fabio Gordi
Laura Capretti, mezzosoprano
Nadia Fracchiola, violoncello
Beatrice Cumini, contralto
Fabio Gordi e Diego Gordi, pianoforte a quattro mani
Coro Nuova Armonia
“È tenera la terra - tenera è l’infinita, sincera maestà della Natura. Lo saprò presto: vado a constatarlo di persona. Non le rimprovero nulla, né le chiedo niente altro: è a voi che devo chiedere qualcosa a nome suo, ma non si tratta di un compito gravoso; non è nemmeno una richiesta, a ben guardare,
e meno che mai somiglia a una pretesa...”
Emily Dickinson, prossima alla fine della vita, rilegge in solitudine le sue poesie e dialoga con loro: la sua voce chiede perché i bambini giochino spesso a fingersi morti, perché il mare obbedisca alla luna e quale sia stata, nella sua esistenza, la parte di coloro che le sono stati vicini. Riordina le sue poesie mentre conversa con la notte: le ascolta e le contempla nel silenzio.
In un incontro appassionato, le liriche di Emily Dickinson e la narrativa di Lorenzo Gobbi si aprono alla musica: 11 poesie, tradotte e rielaborate per essere musicate, vengono cantate sulle note che Fabio e Diego Gordi hanno composto per loro; il pianoforte e il violoncello esaltano la sonorità della poesia e ne dilatano il significato, mentre le voci di Laura Capretti e del Coro Nuova Armonia” danno colore e corpo ai versi della Dickinson. Un incontro possibile e fecondo tra arti diverse (poesia, narrativa, musica e teatro)
e della sintonia tra gli artisti che lo hanno realizzato assieme.
LIBRO + CD
Con il permesso degli artisti coinvolti, avevo realizzato (artigianalmente, cioè senza nessuna competenza) tre demo con le foto che abbiamo preso durante la registrazione. Eccoli: